Una perfetta correlazione è il primo principio su cui si fonda lo sviluppo. L'integrazione o anche proprio la parola "organico" vuole dire che nulla ha valore se non in quanto naturalmente collegato al tutto e in direzione di un qualche fine vitale.
Frank Lloyd Wright
"La cultura per i poveri non può essere una povera cultura".
Natale per un anno intero. Sarà Natale se vivi, sarà Natale se ridi, sarà Natale se stringi le mani a chi soffre di più. E sarà, sarà, sarà, sarà sarà Natale se... sarà Natale vero non solo per un'ora, Natale per un anno intero. Tutti abbiamo un compito speciale ricordare al mondo che è Natale. Se mettiamo le ali al nostro cuore saremo angeli che portano amore. E sarà, sarà, sarà, sarà, sarà Natale se... sarà Natale vero non solo per un'ora, Natale per un anno intero. Natale... Natale... www.favole fantasia.com
Le parole che scriverò di seguito, fanno parte di un video che mi ha colpito per la sua profondità.
Nei dipinti spesso possiamo analizzarne l'abilità dell'artista ma cosa importante è saper comprendere profondamente il senso di ciò che veramente rappresenta tale opera d'arte.
In realtà siamo noi che interpretiamo quel che osserviamo e farlo a volte è molto difficile.
Ma cosa succede se capita che la spiegazione donata diviene anche poesia?
Ecco di seguito il testo e tutto ciò che vedrete nel video postato,
ma non fermatevi solo a leggere le parole,
guardate...
È emozionante e
vi assicuro che in questo periodo...
il Natale...
è foriera di grandi emozioni,
non importa se ci crediamo o meno, contano sole le sensazioni positive...sempre.
Un giovane dorme.
Sfinito dalla veglia.
È un pastore.
Dietro lui un muro.
Misere rovine,
come misero è colui
che a loro si appoggia.
Ma la notte
si fa chiara come il giorno.
È schiacciata
tra volte e nuvole
si libera la bellezza consolante
di un angelo buono.
NON TEMETE,
VI ANNUNCIO UNA GRANDE GIOIA,
CHE SARA' DI TUTTO IL POPOLO.
Per questa gioia
gli uomini si destano.
Un primo uomo
pare sorgere dalla terra.
da cui Adamo fu tratto.
Un altro uomo
dice meraviglia.
Con quelle braccia conserte,
quasi a non sperare più nulla.
E dietro ancora
un solo volto.
Occhi vivi,
pieni di stupore
per quel sogno meraviglioso.
Per voi.
Tutto questo è per voi.
Povere creature,
in un mondo che non ha mai posto.
In questi poveri pastori,
in questo angelo buono,
Guercino seppe narrare
di una notte che fu Santa.
Braccia stanche si rinvigorirono,
occhi socchiusi
si spalancarono verso il cielo,
orecchi intorpiditi
si chiusero al canto degli angeli.
E da allora quei colori,
quelle posture,
quel cielo così vario,
ci narrano di una storia
che non esita a confondersi con la leggenda
per tornare ad essere un lampo di beatitudine nelle vite di ogni uomo.
La gioia non è merito,
non è scopo, non è fine:
è il lasciarsi confondere il cuore
dall'improvviso, dall'inatteso.
Ma è forse poco, per un uomo,
un solo attimo di beatitudine?
L'ANNUNCIO AI PASTORI
Guercino
Cattedrale di Piacenza
Le parole
sono tratte dal testo di Giuseppe Lusignani.
Il brano musicale è
GHOSTLY
di Paul Moltram
by Audionetwork.com
Montaggio a cura del
Servizio Multimedia per la Pastorale
Piacenza
Con questo concludo e vi ringrazio tutti.
Buon Attesa e soprattutto vi auguro un felice e sereno
Sentivo da un pezzo sul capo inchinato tra le braccia come l'impressione d'una mano lieve, in atto tra di carezza e di protezione. Ma l'anima mia era lontana, errante pei luoghi veduti fin dalla fanciullezza, dei quali mi spirava ancor dentro il sentimento, non tanto però che bastasse al bisogno che provavo di rivivere, fors'anche per un minuto, la vita come immaginavo si dovesse in quel punto svolgere in essi.
Era festa dovunque; in ogni chiesa, in ogni casa; intorno al ceppo, lassú; innanzi a un Presepe, laggiú; noti volti tra ignoti riuniti in lieta cena; eran canti sacri, suoni di zampogne, gridi di fanciulli esultanti, contese di giocatori...
E le vie delle città grandi e piccole, dei villaggi, dei borghi alpestri o marini, eran deserte nella rigida notte. E mi pareva di andare frettoloso per quelle vie, da questa casa a quella, per godere della raccolta festa degli altri; mi trattenevo un poco in ognuna, poi auguravo: «Buon Natale!» e sparivo...
Ero già entrato cosí, inavvertitamente, nel sonno e sognavo. E nel sogno, per quelle vie deserte, mi parve a un tratto d'incontrare Gesú errante in quella stessa notte, in cui il mondo per uso festeggia ancora il suo Natale. Egli andava quasi furtivo, pallido, raccolto in sé, con una mano chiusa sul manto e gli occhi profondi e chiari intenti nel vuoto: pareva pieno d'un cordoglio intenso, in preda a una tristezza infinita.
Mi misi per la stessa via; ma a poco a poco l'immagine di lui m'attrasse cosí, da assorbirmi in sé; e allora mi parve di far con lui una persona sola. A un certo punto però ebbi sgomento della leggerezza con cui erravo per quelle vie, quasi sorvolando, e istintivamente m'arrestai.
Subito allora Gesú si sdoppiò da me, e proseguí da solo anche piú leggero di prima, quasi una piuma spinta da un soffio; ed io, rimasto per terra come una macchia nera, divenni la sua ombra e lo seguii.
Sparirono a un tratto le vie della città: Gesú, come un fantasma bianco splendente d'una luce interiore, sorvolava su un'alta siepe di rovi, che s'allungava dritta infinitamente, in mezzo a una nera, sterminata pianura. E dietro, su la siepe, egli si portava agevolmente me disteso per lungo quant'egli era alto, via via tra le spine che mi trapungevano tutto, pur senza darmi uno strappo.
Dall'irta siepe saltai alla fine per poco su la morbida sabbia d'una stretta spiaggia: innanzi era il mare; e, su le nere acque palpitanti, una via luminosa, che correva restringendosi fino a un punto nell'immenso arco dell'orizzonte. Si mise Gesú per quella via tracciata dal riflesso lunare, e io dietro a lui, come un barchetto nero tra i guizzi di luce su le acque gelide.
A un tratto, la luce interiore di Gesú si spense: traversavamo di nuovo le vie deserte d'una grande città. Egli adesso a quando a quando sostava a origliare alle porte delle case piú umili, ove il Natale, non per sincera divozione, ma per manco di denari, non dava pretesto a gozzoviglie.
- Non dormono... mormorava Gesú, e sorprendendo alcune rauche parole d'odio e d'invidia pronunziate nell'interno, si stringeva in sé come per acuto spasimo, e mentre l'impronta delle unghie restavagli sul dorso delle pure mani intrecciate, gemeva: - Anche per costoro io son morto...
Andammo cosí, fermandoci di tanto in tanto, per un lungo tratto, finché Gesú innanzi a unachiesa, rivolto a me, ch'ero la sua ombra per terra, non mi disse: - Alzati, e accoglimi in te.
Voglio entrare in questa chiesa e vedere.
Era una chiesa magnifica, un'immensa basilica a tre navate, ricca di splendidi marmi ed'oro alla vôlta, piena d'una turba di fedeli intenti alla funzione, che si rappresentava sul'altar maggiore pomposamente parato, con gli officianti tra una nuvola d'incenso. Al caldolume dei cento candelieri d'argento splendevano a ogni gesto le brusche d'oro delle pianete tra la spuma dei preziosi merletti del mensale.- E per costoro - disse Gesú entro di me - sarei contento, se per la prima volta io nascessi veramente questa notte.
Uscimmo dalla chiesa, e Gesú, ritornato innanzi a me come prima posandomi una mano sul petto riprese:
- Cerco un'anima, in cui rivivere. Tu vedi ch'io son morto per questo mondo, che pure ha il coraggio di festeggiare anche la notte della mia nascita. Non sarebbe forse troppo angusta per me l'anima tua, se non fosse ingombra di tante cose, che dovresti buttar via. Otterresti da me cento volte quel che perderai, seguendomi e abbandonando quel che falsamente stimi necessario a te e ai tuoi: questa città, i tuoi sogni, i comodi con cui invano cerchi di allettare il tuo stolto soffrire per il mondo... Cerco un’anima in cui rivivere: potrebbe esser la tua come quella d'ogn'altro di buona volontà.
- La città, Gesú? - io risposi sgomento. - E la casa e i miei cari e i miei sogni?
- Otterresti da me cento volte quel che perderai - ripeté Egli levando la mano dal mio petto e guardandomi fisso con quegli occhi profondi e chiari.
- Ah! io non posso, Gesú... - feci, dopo un momento di perplessità, vergognoso e avvilito,lasciandomi cader le braccia sulla persona.
Come se la mano, di cui sentivo in principio del sogno l'impressione sul mio capo inchinato, m'avesse dato una forte spinta contro il duro legno del tavolino, mi destai in quella di balzo, stropicciandomi la fronte indolenzita. È qui, è qui, Gesú, il mio tormento! Qui, senza requie e senza posa, debbo da mane a sera rompermi la testa.
Finalmente dopo tanti anni sto visitando alcune città ammirandone opere d'arte e vivendo quello che desideravo tanto.
Ieri è stata una giornata particolare, dal pomeriggio fino a sera.
Sono stata a Napoli, tra vicoli, mercatini e posti storici che ancora non conoscevo.
Di sera diventa tutto colmo di magia.
Magari dipende anche da una predisposizione a godersi ogni cosa in modo spensierato, Non so...
Le luci, la folla, i sorrisi della gente, l'atmosfera natalizia...
Stavolta le immagini sono poche...
Ho concentrato tutto sulle mie sensazioni che sto provando a descrivervi, ma sono maldestra in questo...
Con il mio lui siamo andati a caso...
Passando davanti al teatro S. Carlo ci siamo subito diretti a Piazza del Plebiscito per visitare il Palazzo Reale e le sue stanze piene di ricchezze dal gusto barocco e rococò.
Immagine dal web
Immagine dal web
Non desidero descrivervi quasi nulla di esso perché ormai si conosce ogni singolo particolare.
Il progetto è dell'architetto Domenico Fontana iniziato nel 1600 circa e conclusosi nel 1858.
Quindi vi sono fusioni di stili diversi per i cambi dovuti agli architetti che ne hanno preso la responsabilità della realizzazione.
Le opere pittoriche sono di artisti come Francesco De Mura, Andrea Vaccaro, addirittura un Tiziano, proveniente dalla collezione Farnese.
Ho ammirato il piccolo teatrino e la stanza dell'oratorio...loro mi son piaciute maggiormente ed anche lo studiolo del re.
Non vado oltre.
Infine usciti dal palazzo, ci siamo diretti lungo Via Toledo per far visita ad un palazzo del quale neanche conoscevo l'esistenza...povera me... Si chiama Palazzo Zevallos Stigliano.
Foto mia
Nasce grazie alla volontà della famiglia spagnola degli Zevallos duchi di Ostuni ed è stato progettato dall'architetto e scultore Cosimo Fonzago tra il 1637 ed il 1639. Il primo proprietario fu Giovanni Zevallos. Alla sua morte passò al figlio Francesco e dopo di lui fu ceduto al collezionista d'arte fiammingo Giovanni Vandeneynden. Gli succedette il figlio Francesco che sposò una Piccolomini, divenendo così marchese di Castelnuovo dal re di Spagna. Le sue due figlie sposarono e si unirono così a due importanti casati del tempo, quello della famiglia Colonna e quello della famiglia Stigliano. Questo fu il motivo per cui nel 1688 la proprietà divenne appartenente alla famiglia Colonna di Stigliano. L'artista che ne modificò alcune parti, in seguito con i suoi affreschi, fu Luca Giordano chiamato ad operare da Giuliano Colonna. Purtroppo durante la prima metà dell'800 alcuni dissidi all'interno della famiglia Colonna provocarono divisioni sul possesso delle parti...il Palazzo quindi ebbe diversi eredi. Una parte fu venduta al banchiere Carlo Forquet ed un'altra parte al cavaliere Ottavio Piccolellis e le restanti parti furono ulteriormente vendute ad altri. Inoltre la sua architettura fu modificata ulteriormente con gusti tipicamente neoclassici dall'architetto Guglielmo Turi. La parte di Forquet fu in seguito ceduta alla Banca Commerciale italiana che riuscì a prelevare tutte le restanti parti restituendo unicità al Palazzo. Tale Banca ne fece così un museo dove ora sono ben conservati e messi in mostra al pubblico molte opere d'arte. L'interno è meraviglioso!
Foto mia
Foto mia
Foto mia
Foto mia
La nostra attenzione è stata catturata proprio da una mostra allestita qui in questi giorni con principalmente le opere d'arte dell'artista Salvatore Fergola vedutista di gran talento nel periodo compreso tra il 1800 ed il 1900.
Foto mia
Salvatore Fergola
Lo scoppio della Carlo III
1857
Olio su tela
Foto mia
Salvatore Fergola
Notturno a Capri
1843
Olio su tela
E da altri talentuosi artisti
Foto mia
Carlo Brancaccio
Napoli via Toledo
1888 - 89
Olio su tela
Foto mia
Domenico Morelli
Damaso col ventaglio
1873
Olio su tela
Ma il nostro maggiore interesse era per le uniche due opere del Caravaggio e della Gentileschi.
Foto mia
Caravaggio (Michelangelo Merisi)
Martirio di Sat'Orsola
1610
Olio su tela
Foto mia
Con effetto
Foto mia
Particolare
Foto mia
Particolare
Foto mia
Artemisia Gentileschi
Sansone e Dalila
1630 - 1638
Olio su tela
Per finire abbiamo concluso la splendida serata prima fermandoci a sorseggiare qualcosa presso un locale nella piazza del Plebiscito ed infine passeggiando serenamente tra le vetrine illuminate dalle decorazioni natalizie di via Chiaia. Altro non dico e finisco allegramente abbracciandovi tutti. Grazie dell'attenzione e della pazienza. Ciao!
Foto private, vietata ogni riproduzione
giovedì 1 dicembre 2016
Buongiorno carissimi.
Oggi è il 1° Dicembre e diversamente dagli altri che attendono l'8 del corrente mese per scrivere del Natale, io ho deciso di postare già tutto ciò che mi porta all'atto finale dell'Attesa.
Penso che tutto l'anno debba essere una lunga aspettativa ed un lungo parlare della nascita del Cristo.
Lo si dovrebbe fare sempre, con ogni stagione, con ogni giornata di gioia, da provare sempre in ogni istante della nostra vita.
Per cui vi voglio accompagnare e portare all'atto finale con delle opere d'arte fantastiche.
Selezionate accuratamente...
Ma ve ne sono talmente tante e tutte fantastiche.
Io ho scelto queste, spero vi piacciano o perlomeno vi facciano sorridere come accade sempre a me nell'ammirarle.
Abbraccio grande e buon Attesa.
L'Adorazione dei Magi nella neve 1567 Pieter Brueghel olio su tavola 35 x 55 cm Winterthur collezione Oskar Reinhart
The Holy Night 1530 Antonio Allegri detto il Correggio
olio su tavola 236 x 188 cm Gemäldegalerie Dresda (Germania)
La Adorazione dei Magi Tornabuoni 1487 Domenico Bigordi detto il Ghirlandaio