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Buuuuuiui!!!
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Siccome la prossima notte sembra sia da dedicare a qualcosa alla quale possiamo donare mistero e siccome la mia città ne è piena, ho deciso di raccontarvi di come, nei tempi molto antichi, è nata qui la strana credenza dell'esistenza delle streghe meglio conosciute da noi col nome di
Janare.
In particolare vi racconterò di una donna chiamata Bellezza Orsini che fu accusata di stregoneria e per questo terribilmente torturata a causa dei membri dell'Inquisizione.
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Ogni cosa è storicamente documentata.
Tutto nasce a causa di un semplice albero, il Noce e ad un popolo conquistatore, i Longobardi.
Nel 570 d.C. nacque a Benevento il Ducato Longobardo. La nostra città ne divenne capitale. Siccome il popolo era fortemente di religione cristiana, finsero politicamente, per non creare dissidi tra la gente, di convertirsi al loro culto.
Quando il duca Grimoaldo parti per Pavia dove si stava lottando per la conquista al trono di quel ducato, egli fu sostituito dal figlio Romualdo.
In realtà non abbandonarono il loro culto di origine celtica e di nascosto adoravano una vipera d'oro alata od a due teste rappresentante il Dio Wotan.
I loro riti si svolgevano anche a Benevento ed alla presenza di tale idolo intorno ad un noce, in particolare, che sembra fosse situato alle foci del fiume Sabato (ma la collocazione è incerta), i migliori guerrieri del ducato periodicamente svolgevano un particolare rituale.
Come in un torneo, appeso ad un noce veniva appesa la pelle o la carcassa di un animale, probabilmente una caprone, che i contendenti dovevano colpire con una lancia strappandone un pezzo, per poi mangiarlo crudo sempre correndo al galoppo (si dice addirittura correndo a marcia indietro).
Sembra che tali riti siano legati ad altri presistenti legati alla dea Iside, anche lei simboleggiata da un serpente, in particolare una vipera, ed anche a quelli di epoca preromana dove nei boschi e nelle campagne beneventane si praticavano culti misterici dedicata alla dea delle selve e della notte Jana (da cui probabilmente Janara) che fu associata dai romani alla Dea Diana. Questi riti erano praticati di notte ed avevano una connotazione fortemente magica e che fu in seguito assorbita nel culto esoterico di Iside.
Ma furono i Longobardi a fare in modo, col loro strano rito nel quale si riconosce la pratica dello
Sparagmos, a far nascere ed accrescere la credenza nelle Janare e nelle streghe.
Per contrastare tutto ciò, intorno al 600 d.C. il grande religioso S. Barbato iniziò una lotta per debellare questi riti, da lui considerati idolatrici.
Convinse, grazie ad un famoso miracolo, il Duca Romualdo a convertirsi al cristianesimo ed il patto fu sigillato da doni ricevuti. Infatti S. Barbato divenne Vescovo, fece abbattere sino alle radici il Noce e ricevette dal Duca Romualdo il simbolo d'oro del dio Wotan che lui fece fondere in un calice ed altri oggetti da usare in chiesa. Ma come abbiamo già specificato non fu realmente abbattuto il loro credo.
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La credenza popolare fece il resto e Benevento fu così considerata una città popolata da streghe.
Le lotte per l'evangelizzazione divennero cruente e costrinsero il Papa Innocenzo VIII a promulgare nel 1484 una bolla pontificia dal nome
Summis desiderantes affectibus (Desiderando con supremo ardore) dove si dava pieno potere all'Inquisizione, usando ogni possibile metodo per debellare l'idolatria.
Per cui ecco nascere una vera e propria caccia alle streghe.
Ed ora torniamo a parlare della giovane Bellezza Orsini.
Il suo vero nome era Isabella Orsini che per la sua evidente avvenenza fu così cambiato e come tale fu conosciuta al mondo.
Nasce, proprio in quei terribili anni (intorno al 1400), in un piccolo borgo vicino Rieti chiamato Collevecchio.
Il padre Angelo Orsini era un fattore e decise di far sposare la donna ad un giovane che sembra l'abbia abbandonata lasciandola sola con un neonato.
Per sopravvivere, non avendo alcun legame di parentela con loro, fu assunta come serva a Monterotondo (presso Roma) dalla famiglia nobile Orsini.
Oltre alle varie incombenze gli venne affidata una donna rinchiusa nelle carceri del castello, Lucia De Lorenzo da Ponzano, alla quale doveva portare da mangiare e bere.
Questa anziana donna conosceva la potenza curativa delle erbe e decise di insegnarle a Bellezza che pur sapendo come fosse realmente considerata Lucia (e cioè una strega) accettò di buon grado.
Da un particolare libro di 180 pagine da lei considerato oscuro e misterioso in cui vi erano scritti "tucti li secreti del mondo", imparò a guarire malanni, dolori, ossa rotte, a cancellare il malocchio ed a curare il mal francese, oltre alle altre cose.
La giovane divenne talmente brava da essere considerata dal popolo "guaritrice da ogni malanno".
Lei ne fu felice ma fu anche sfortunata e siccome un giovane non ebbe benefici dalle sue cure e morì, la sua famiglia la denunciò all'Inquisizione e venne convocata a Fiano.
Fu così che si presentò, nel 1528, dinanzi al giudice Marco Callisto da Todi che, essendo giovane e desideroso di divenire importante e quotato, ascoltando anche altre accuse di malocchi e false dichiarazioni di ugual genere, accusò Bellezza Orsini di stregoneria.
Cercò di difendersi spiegando cosa facesse esattamente con le erbe ma non fu creduta.
Subì, quindi, torture di ogni genere perché il caparbio e credulone giudice voleva a tutti i costi tirarle fuori una confessione.
È così nacque la leggenda dei sabba, delle Janare e streghe a Benevento.
Infatti la donna, a causa delle sevizie subite e della promessa che le fecero (le dissero che se avesse confessato l'avrebbero rinchiusa in un convento), lei raccontò del Noce.
Ecco come viene, in parte riportato dagli atti ufficuali:
"
Andamo alla noce de Benevento e illi facemo tucto quello che volemo col peccato renuntiamo al baptismo e alla fede e pugliamo per signore e patrone el diavolo e facemo quel che vuole luj e non altro"
"E andamo alla noce de Benevento dove ce reducemo tutte insieme e illi facemo gran festa e jova e pigliamo piacere e poi il diavolo piglia quattro frondi da quella noce e cusì ne ritornamo a casa e dove volemo ad streare e far male ad qualcheduno...".
Siccome le Janare dicono che avessero, tra le altre cose, il potere di volare spargendosi con un unguento, Bellezza ne inventò anche la formula.
Ed eccola riportata sempre dagli atti:
"Unguento, unguento, portace alla noce di Benevento, per acqua e per vento e per ogni maltempo".
Infatti dicono, anche, che possano volare solo in una notte di forte vento.
La povera donna, purtroppo fu ingannata e condannata al rogo.
Ma lei, ormai sofferente con tutte le articolazioni distrutte ed orribilmente torturata, decise di non dar soddisfazione a chi l'aveva così violentemente ed ingiustamente condannata e decise di suicidarsi conficcandosi nel collo un chiodo, trovato infisso sul muro della sua cella, più e più volte.
Così finisce la storia della cara Isabella Orsini.
La mia intenzione, nel raccontare tutto ciò è quella di porre l'attenzione su chi abusa nelle discriminazioni, nell'ignoranza dei pettegolezzi, nelle vendette e soprattutto nell'abuso di potere.
Purtroppo ancora oggi, nonostante la cultura e le nuove conoscenze, non siamo ancora capaci di di distinguere tra ciò che è giusto ed ingiusto e tra il bene ed il male. Occorrono riflessioni silenziose ed annullamento dell'orgoglio personale unito al desiderio di vendetta che è insita in ognuno di noi.
Ne saremo capaci un giorno?
Buon Hallowen a tutti ma solo se lo si fa per divertimento, perché è meglio che non si fomentino credenze senza senso e sbagliate.
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Ed ora eccomi con un mio caro
amico luciferino...
Aaaagggghhhh!
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Da parte mia vi dico:
Accendete le candele stasera ed aggiungete una forte immagine del nostro Signore. Pregate, qualsiasi preghiera è ben accetta.
Perché tutti i nostri santi siano giustamente benedetti ed i nostri defunti siano perdonati ed amati nella Gloria di Dio per l'eternità.
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Vi abbraccio tutti ed alla prossima. Grazie!